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Misteriose radici

• GENONI

La parola nuraghe è antica quanto esotica e trova la sua origine nella lingua sarda, ove nurra designa un cumulo di pietre, testimone muto dei giorni antichi e delle gesta di chi, con fatica e sapienza, plasmava la pietra.

Queste imponenti torri, erette senza l’ausilio di malte o leganti, si presentano come enigmi ancora irrisolti. La loro esatta funzione è avvolta nel mistero e soggetta a dibattito accademico. Alcuni studiosi ipotizzano un utilizzo difensivo, mentre altri suggeriscono finalità religiose o amministrative.

L'architettura di alcuni nuraghi svela progetti complessi con torri multiple e cortili, alimentando la curiosità di chi si avventura nel loro studio. 

Queste maestose costruzioni, che si ergono come sentinelle del tempo, trovano le loro radici tra l’Età del Bronzo medio e l’Età del Ferro, con un picco di concentrazione tra il 1500 e il 1200 a.C.

Degli oltre 7000 nuraghi sparsi sull’isola, uno dei più affascinanti è il pozzo di Santu Antine di Genoni, un comune nella provincia del Sud Sardegna, incastonato nella subregione del Sarcidano.

Con i suoi 39 metri è ritenuto il più profondo in Sardegna. Durante gli scavi stratigrafici, sono emersi reperti di notevole interesse, tra cui un raro esemplare di argano meccanico per il sollevamento dell’acqua, risalente al periodo della dominazione romana.

In più: sulla sommità del colle di Santu Antine, oltre le mura di una fortezza punica, sorgono le rovine di una chiesa romanica dedicata a Sant’Elena e San Costantino Magno.

 

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