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Il lungo sonno della Via Francigena

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Un fascio di vie tra loro connesse e confluenti come tanti rii torrenziali verso un’unica direzione: Roma.

È questa la fotografia più precisa e, al tempo stesso, più affascinante che descrive le Vie Francigene (o Romee) che per oltre un millennio hanno condotto schiere di pellegrini verso l’epicentro della cristianità.

La storiografia ci consegna, in particolare, i dettagli relativi ad un cammino preciso che trionfa su tutti gli altri rami grazie al racconto di un “cronista” del X secolo, il vescovo Sigerico che, carta e penna alla mano, descrisse l’itinerario Roma-Canterbury da lui stesso percorso per ricevere dal Pontefice il “pallium”.

L’arcivescovo britannico narra dettagliatamente le 79 tappe del suo viaggio di ritorno, un resoconto che annota tutti i punti di sosta e che ci permette di recuperare informazioni preziose su tempi e metodi di viaggio nei secoli bui.

Il resoconto di Sigerico rappresenta la testimonianza più significativa relativa all’antica via di comunicazione che collegava il nord con il sud del Continente e che rappresenta, oggi, il tracciato per un interessante viaggio di meditazione, di incontro e di contatto con la natura a ritmo slow.

E’ questa una delle vie maggiori appartenente a quel vasto reticolo di strade che solcava l’Europa attraversando la terra dei Franchi, da cui il percorso prende il nome.

Un viaggio lungo 1600 chilometri che attraversava – e attraversa – la Francia occidentale da Calais al colle del Gran San Bernardo, “scollina” in Valle d’Aosta, scivola attraverso la Pianura Padana occidentale, da Vercelli a Pavia, attraversa l’Appennino tra Piacenza e Parma e prosegue verso sud: Lucca, Siena, Viterbo e, infine, Roma.

Un itinerario che ben poco ha da invidiare alla celeberrima meta di pellegrinaggio turistico di Santiago de Compostela (in grado di attrarre oltre 200.000 pellegrini ogni anno) ma che, nell’Italia del turismo e dell’arte, stenta ad ingranare la marcia giusta.

Nonostante le potenzialità intrinseche, non risulta ancora sufficiente la rete di strutture di accoglienza destinata ai pellegrini. Se Toscana, Lazio, Valle d’Aosta e solo in parte l’Emilia-Romagna, hanno tentato di organizzare circuiti calzanti alle esigenze del viaggiatore moderno, la Via Francigena italiana, nel suo complesso, lascia ancora molto a desiderare sia per quanto riguarda la ricettività, sia per quanto concerne la sicurezza del tracciato.

Le immense potenzialità turistiche di questo itinerario che, volendo, potrebbe proseguire fino al porto di Brindisi sulle orme dei passi dei pellegrini diretti in Terra Santa, continuano a giacere in un sonno perenne, in attesa di un’auspicabile dolce risveglio.

Una seconda fioritura che passa necessariamente da una presa in carico da parte delle istituzioni culturali del Paese e da una maggiore attenzione degli enti locali.

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Robbio

Città dei pellegrini lunga la via Francigena

Redazione PiccolaGrandeItalia.TV
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