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La Francigena tra le risaie

• ROBBIO

Giovani boschi macchiano la distesa color cipria della campagna lomellina.

Qui, al tempo delle risaie allagate, la veduta dall’alto ci avrebbe restituito l’immagine di un “mare a quadretti” espressione che – per un periodo – è stato uno slogan di una certa fortuna. Oggi la coltura in semi-asciutta ha visto declinare e (quasi) sparire il tradizionale panorama.

Pur appartenendo alla provincia di Pavia, Robbio sorge nel punto in cui i confini si fanno indistinti, com’è tipico in quel lembo di pianura che prende il nome di Lomellina.

Il territorio, oggi monotono e regolare, un tempo era fitto di insidie: aspro, boscoso, selvaggio; le pianure a ridosso dei molti corsi del Po e dei suoi affluenti richiedevano alcune accortezze per poter essere attraversate.

Su questo terreno argilloso, friabile se disseccato, ebbe luogo la battaglia dei campi raudi in cui i romani sconfissero i cimbri. Ancora oggi la cascina Campo Mario ricorda nel nome il luogo della base del generale.

Tra le antiche piste sopravvive – con buon successo – la Via Francigena, oggi interessante attrattore turistico. A confermare quanto il passaggio dei pellegrini abbia giovato all’economia della zona restano, ancora oggi, quattro chiese connesse al grande mercato del cammino di fede sin dai tempo di Sigerico.

Dunque, lungo il percorso della Francigena o nelle sue immediate adiacenze, sorgono le chiese di San Pietro, di San Valeriano, di San Michele e l’oratorio di San Sebastiano. Quattro edifici sacri realizzati nell’arco di tre secoli, che permettono di confrontare quattro diverse fasi del romanico: comacina, cluniacense, provenzale e di transizione romanico-gotica.

Di particolare interesse per ricostruire le dinamiche di un viaggio nei bei tempi andati sono le prime due. Posta lungo il tracciato storico della via dei pellegrini, la chiesa di San Pietro fu anche un antico ospizio gratuito per i viandanti privi di possibilità economiche. Di tutt’altra schiatta la clientela che faceva tappa alla chiesa cluniancense di San Valeriano. Un complesso monastico altolocato e distinto, in grado di fornire un servizio deluxe ai viandanti più abbienti.

Singolare infine, la notizia tramandata dalle cronache: il viandante benestante, alla partenza, poteva sottoscrivere una sorta di prepagata onde evitare di portare con sé oro sonante e trovare lungo il cammino ristoro, cibo e cavalli freschi.

Un esempio dell’efficienza del potente ordine dei monaci di Cluny.

 

 

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Redazione PiccolaGrandeItalia.TV
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