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Casa Museo Remo Brindisi, arte contemporanea affacciata sull’Adriatico

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Il mare d’inverno ha sempre un fascino particolare che a nostro avviso si addice particolarmente alle grandi spiagge mete dell’esodo estivo che nelle stagioni dei grandi e piccoli freddi vengono dimenticate.

La solitudine quasi desertica che ammanta i litorali del nord dell’Adriatico in questo periodo dell’anno riserva emozioni uniche ai camminatori solitari.

In questo mondo in scala di grigio, spazzato dal vento, varchiamo l’ingresso della sempre luminosa residenza del noto pittore Remo Brindisi, a Lido di Spina.

Inaugurata e aperta al pubblico nel 1973 la Casa Museo ebbe sin da subito una duplice funzione: residenziale, in occasione della stagione delle vacanze per l’artista e la sua famiglia, e museale per accogliere la sua vasta collezione.

Si tratta di un edificio particolare, una perla architettonica fuori contesto, immersa nel quieto susseguirsi di villette a schiera costruite sulla sabbia di una delle terre più giovani del continente.

L’esperimento in sé risulta complesso: l’abitazione laboratorio coniuga la sua anima pratica con i volumi di uno spazio monumentale destinato alla cultura sperimentale che mette in relazione diretta le arti visive che appassionavano l’artista. Architettura, design, scultura e pittura.

Abbiamo definito l’abitazione “sempre luminosa” poiché al suo interno si snodano le linee pure e dinamiche delle pareti bianche e trasparenti, tra luci, specchi e neon che amplificano la percezione e la volumetria delle dimensioni.

L’idea della Casa Museo sovvenne al Brindisi stimolato dall’esigenza di raccogliere in un sol luogo tutte le opere d’arte raccolte nel corso della sua vita appassionata.

“Anni prima – scrive lo stesso Brindisi – ero stato favorito dal vivere accanto a uomini straordinari, grandi amatori d’arte, che con molta spesa e anche maggiore azzardo divennero i pionieri in Italia del grande collezionismo dell’arte contemporanea. L’amicizia che esisteva tra me e questi professionisti mi consentì di vivere un po’ della loro avventura e di entrare in possesso di diverse opere di artisti che ritenevo interessanti. Certo i sacrifici non sono stati pochi. Era il periodo in cui il bisogno economico mi si manifestava in tutta la sua crudezza.”

Con l’ausilio dell’architetto e designer d’avanguardia Nanda Vigo, furono appianati gli ostacoli che si presentavano mano a mano nella fase di progettazione, primo fra tutti, la necessità di coniugare le esigenze della vita familiare a quelle di un museo vivo.

Un’opera in progress che richiese verifiche e modifiche continue durante la fase di realizzazione “con enorme dispendio di materiale – fa notare il Brindisi, non senza rammarico – di tempo, di danaro e con ritardi incredibili sul programma di realizzazione.”

Una seconda, rilevante, fonte di cruccio per il nostro artista consistette nella collocazione delle opere (pregevolissime: si va da Medardo Rosso a Modigliani fino ai giorni nostri). Una disposizione che ha seguito i dettami della passione e del cuore, collocando le singole opere nel loro contesto estetico-architettonico più congeniale, senza sottostare a rigidi percorsi cronologici o gerarchici.

Una scelta che segna il punto di forza del Museo Alternativo Remo Brindisi, che punta all’integrazione dei vari elementi, dai muri perimetrali all’ultimo ninnolo, fondendoli in un corpus unico in grado, sempre citando il Brindisi, di “offrire una visione complessiva della nostra epoca.”

“Ogni parte della casa assolve il compito di incontro vivo tra fruitori e opera d’arte – conclude l’artista – la cucina e il bar sono luoghi dimostrativi di come, in ogni istante, si possa e si debba vivere accanto ai prodotti artistici, senza fratture innaturali o mitizzazioni antistoriche. L’opera d’arte costituisce elemento importante della nostra esistenza, come la struttura architettonica, l’arredamento, l’utensileria.”

Un approccio rivoluzionario nella sua semplicità, troppo spesso assente nel quotidiano, che esalta il contributo dell’arte in una vita in cui l’immaginazione si fonde con il concreto e il sogno con il reale: “In cui si scrive una storia, un’esperienza individuale di dialogo con il mondo delle forme e con le interne pulsioni dell’esistenza.”

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