Nel cuore della Sardegna, tra le dolci colline che si adagiano come onde pietrificate, sorge Lei. Un nome breve, essenziale, che pare evocare il respiro del vento quando si insinua tra le case bianche del borgo. Un paese che ha fatto della sua posizione elevata una caratteristica distintiva, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “paese nuvola“.
A quaranta chilometri da Nuoro e a cinquanta dalla costa occidentale, Lei si svela come un equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione. Qui, la fibra ottica corre veloce, collegando il piccolo centro al mondo, mentre le sue radici affondano in un passato remoto, testimoniato dalle vestigia pre-nuragiche, nuragiche, puniche e romane che punteggiano il territorio. Le Domus de Janas, scavate nella roccia, raccontano di un tempo in cui la terra era abitata da creature fantastiche, le Janas, fate e streghe che ancora oggi popolano il folklore locale.
La prima attestazione scritta del borgo compare nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, manoscritto medievale che ci riporta al XII secolo. Ma la storia di Lei si spinge ben più indietro, con il territorio disseminato di nuraghi e tombe dei giganti, silenziosi custodi di un’epoca lontana. In epoca medievale, il borgo fece parte del Giudicato di Torres, mantenendo un ruolo importante nella curatoria del Marghine.
A dominare il centro storico è la chiesetta di San Michele Arcangelo, semplice ed essenziale, costruita "alla pisana". Un tempo isolata, oggi è parte integrante del tessuto urbano, testimone di una storia che si è stratificata nel tempo. Le sue linee sobrie e la navata unica rispecchiano il carattere discreto e raccolto del paese.
Ma Lei è anche festa, devozione e memoria. Ogni anno, il borgo si anima per la Festa di San Marco, quando l’intera comunità si incammina in processione verso la chiesa campestre a tre chilometri dal paese. Una celebrazione che, nonostante i tempi moderni, conserva ancora il sapore autentico delle tradizioni di un tempo. Qui, la fede si intreccia con la convivialità e il pane devozionale, il cogone o cocoiedda, diventa simbolo di un’identità che resiste.
L’eredità contadina si ritrova anche nella gastronomia locale, con il pane carasau che a Lei è preparato secondo un rito preciso, quasi sacro. Le mani esperte dei fornai lavorano impasti che raccontano secoli di vita pastorale, mentre il calore del forno restituisce profumi che evocano l’essenza più autentica dell’isola.
Oggi, il piccolo borgo si proietta nel futuro con uno sguardo fiducioso. L’antica rete di sentieri che un tempo collegava i poderi diventa il nuovo percorso degli amanti del trekking, mentre la connettività e i servizi digitali rendono Lei un luogo perfetto per chi cerca uno stile di vita lontano dal caos delle grandi città, senza rinunciare alle opportunità del presente.
Sospeso tra passato e futuro, tra terra e cielo, Lei rimane un luogo in cui il tempo sembra scorrere con un ritmo tutto suo. Un paese nuvola, capace di abbracciare il mondo senza perdere la propria anima antica.