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La città della pace

• CALTABELLOTTA

Nell’agosto del 1302, su uno sperone di roccia che guarda il Mediterraneo, si scriveva una delle pagine più significative della storia siciliana. Caltabellotta diveniva teatro della pace che pose fine alla lunga e sanguinosa guerra dei Vespri Siciliani. Qui, tra le mura di un castello che sembrava sfidare il cielo, Carlo di Valois e Federico II d’Aragona siglarono un trattato che sanciva la definitiva spartizione del regno di Sicilia: l’isola sarebbe rimasta sotto il controllo aragonese, mentre il regno di Napoli restava agli Angioini. Fu il primo atto di una nuova Sicilia, libera dal giogo francese, pronta a intraprendere il proprio cammino tra autonomie e dominazioni.

Oggi, percorrendo le strade di Caltabellotta, si avverte ancora il peso di questa eredità storica.

Arroccato su un costone di roccia calcarea, il borgo domina dall’alto la provincia di Agrigento, quasi a voler vigilare ancora su quella libertà guadagnata con il sangue.

Le sue case in pietra, incastonate tra le curve tortuose del centro storico, conducono il visitatore in un labirinto di vicoli che sembrano sospesi nel tempo.

Il Castello, testimone della pace del 1302, si erge ancora oggi in posizione dominante. I suoi ruderi si stagliano contro il cielo, evocando il fragore delle armi e i sussurri delle trattative che segnarono il destino dell’isola.  

Dall’alto delle sue mura, lo sguardo si perde su una Sicilia aspra e magnifica, su un paesaggio fatto di ulivi secolari, agrumeti e macchia mediterranea che si allunga fino al mare.

Caltabellotta non è solo storia. È anche un borgo che parla attraverso la sua spiritualità. Qui sorge l’antichissima Chiesa Madre, costruita sui resti di una moschea araba, e il suggestivo Eremo di San Pellegrino, incastonato nella roccia come se fosse parte stessa della montagna. Luoghi di preghiera e meditazione che raccontano la fede profonda di questa terra, dove le tradizioni religiose si intrecciano con le leggende popolari.

Tra queste, si narra che lo stesso San Pellegrino abbia vissuto qui in solitudine, trovando rifugio nelle grotte della montagna e operando miracoli. Ancora oggi, il suo culto è vivo, celebrato con una grande festa che coinvolge l’intera comunità, in un rito che unisce devozione e folclore.

E poi c’è la cucina. Perché in Sicilia, la storia si racconta anche a tavola. A Caltabellotta, i sapori sono quelli autentici della tradizione contadina: l’olio extravergine d’oliva, rinomato per la sua qualità, il pane cotto nel forno a legna, la ricotta fresca e i piatti che esaltano i prodotti della terra. Un pasto qui è un tributo alla semplicità e alla ricchezza della cultura gastronomica siciliana.

La città della pace è dunque molto più di un semplice borgo. È un simbolo di resistenza e riconciliazione, di storia e tradizione, di fede e natura. Un luogo in cui il passato non è mai del tutto trascorso e dove ogni pietra racconta una storia che merita di essere ascoltata.

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