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Due passi sul lago Gerundo

• SUISIO

Il lago Gerundo, situato in un vasto territorio che da Brembate scendeva fino a Pizzighettone estendendosi lungo l’Adda e lambendo la città di Lodi, occupava una considerevole sezione di pianura lombarda.

Secondo alcuni autori, la costa est del lago si estendeva da Fara Olivana, passando ad est di Crema, sino a Grumello Cremonese, continuando poi nelle valli del Chiese e dell’Oglio fin quasi alla sua confluenza nel Po.

Una vasta area delimitata da una scarpata, che evidenzierebbe l’antico alveo del lago, è ancora oggi visibile vicino alla sponda occidentale dell’Adda. Molti reperti – come le piroghe esposte nel Museo di Crema – testimoniano l’esistenza di un lago navigabile.

Diverse leggende attribuiscono il prosciugamento del lago a san Cristoforo, a Federico Barbarossa o al capostipite dei Visconti, suggerendo che avesse adottato il drago come simbolo dopo averlo sconfitto.

Nella realtà, la sua scomparsa è dovuta al lavoro di bonifica dei monaci - veri "fabbricatori" del Medioevo - e all'ampliamento del canale della Muzza da parte dei lodigiani.

Secondo le leggende popolari, il lago era abitato da un drago chiamato Tarànto o Tarantasio, un serpente mostruoso il cui alito pestifero causava ogni genere di malattia.

Tracce “scientifiche” di Tarantasio si trovano in alcune chiese del territorio sotto forma di ossa gigantesche, anche se probabilmente appartengono a balene fossili o elefanti.

Tarantasio è noto anche a livello internazionale perché si ritiene che l’Eni l’abbia preso come spunto per creare il cane a sei zampe dell’Agip. Non a caso, il primo giacimento di metano fu scoperto nel 1944 a Caviaga, frazione di Cavenago d’Adda, nel perimetro dell’antico Gerundo.

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