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Di grappa in Grappa

• CASTELCUCCO

La provincia di Treviso è una terra ad alto contrasto: in questa zona, una delle più produttive d’Italia, punteggiata di capannoni e di microaziende, sono tanti gli scenari di bellezza estrema. Basti pensare al riconoscimento UNESCO delle Colline del Prosecco, anch’essa un’industria che ha saputo coniugare bellezza e produzione della ricchezza.

Una considerazione che vale anche per territori non strettamente appartenenti alla Collina di Cartizze, in cui trionfano bellezza e impegno.

Appena oltre i colli di Asolo e alle pendici del Monte Grappa, Castelcucco gode di splendidi paesaggi.

La cornice è quella bucolica che ritroviamo poco più avanti e che ha ispirato lo sguardo del Canova (originario di Possagno, a un pugno di chilometri da qui). Il paese si colloca nel punto in cui la collina comincia a salire: nel bosco si nascondono fonti dolcissime, cascatelle e chiesette di fondazione longobarda. 

Senza scomodare i grandi produttori, qui il vino lo fanno in tanti (quasi tutti) ed è sempre buono: diverso il discorso per quanto riguarda le grappe. Sembra che i locali facciano a gara per inventare il distillato più feroce possibile. La grappa, la signora del fine pasto, arriva in tavola in bottiglie di vetro anonime, trasparenti come l’acqua.

I vecchi si fanno beffe dell’inavvertito forestiero che strabuzzi gli occhi al primo sorso. Con le mani grosse spianano la tovaglia e uno ricorda di quando suo nonno se la beveva – non una grappa come questa, più forte – su, nelle trincee del Grappa. E di come, subito dopo, fosse d’uso accendere una sigaretta fumandola con la brace dentro la bocca, per non far scorgere il lumicino al nemico.

Nemico che, qualora avesse bevuto la medesima schnaps, difficilmente avrebbe avuto la prontezza di imbracciare il fucile. Grazie a questa piccola avvertenza il nonno dell’avventore era riuscito a scendere con le sue gambe dalla Montagna Sacra, tornare al suo orto e al suo vigneto dove aveva continuato a fare la grappa e il vino.

L’uva qui si raccoglie tra settembre e ottobre quando le giornate, ancora calde e dorate, cominciano ad accorciarsi. Nel bel mezzo del lavoro tra le vigne, un refolo rinfresca il sudore e ci si accorge all’improvviso che la giornata è finita, come di colpo finisce l’estate.

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