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La “fontana ardente” di Portico di Romagna

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Si trova in provincia di Forlì-Cesena il “vulcano” più piccolo d’Italia.

E’ quasi sera quando, percorrendo la S.P. 22 in direzione Tredozio, approdiamo in località “Inferno”, che a dispetto del nome, è un luogo magico, abbarbicato sul poggio che sovrasta il comune di Portico di Romagna.

Il panorama vasto che si apre sulle dolci colline dell’Appennino romagnolo al tramonto è eccezionale, il momento perfetto per godere appieno i contrasti e le sfumature di questo angolo di mondo.

Affacciato sullo strapiombo che si affaccia sulla la valle del fiume Montone, il più piccolo “vulcano” d’Italia arde costantemente.

Non si tratta esattamente di un’eruzione lavica, come l’appellativo potrebbe suggerire, ma della combustione superficiale di idrocarburi gassosi sprigionati dal terreno. La combustione costante dà vita al fenomeno delle “fontane ardenti”, un fenomeno naturale di grande fascino.

L’effetto, per un visitatore non provvisto di conoscenze geologiche, è quello di un grande falò che non si spegne mai e che contribuisce a riscaldare la trasferta in una fredda sera invernale.

Una manifestazione naturale nota, tra gli abitanti del Monte Busca, sin dall’antichità: scriveva Leandro Alberti nel 1588: “Poscia da Portico un miglio discosto vedesi un luogo da gli habitatori del paese dimandato Inferno, ov’è la terra negra et ponderosa, nella quale vi è un buco largo da piedi 4 ov’esce una fiamma di fuoco.”

Ad incrementare il fascino del luogo vi è la sua resistenza alla modernità: il luogo, oggi come in passato, non è segnalato e la radura brulla su cui arde la fiamma perenne del “vulcano” di Romagna si raggiunge più agilmente con il passaparola o chiedendo indicazioni agli abitanti del luogo che con l’ausilio di navigatori satellitari.

Da rilevare il fatto che l’uomo tentò di imbrigliare questa piccola forma di energia: negli anni ’30 fu costruita una condotta che convogliava il gas in un’apposita centralina costruita in stile littorio, ancora visibile. L’impianto venne inaugurato dallo stesso Mussolini ma, a guerra finita, cadde in disuso liberando la fiamma che oggi, perennemente, arde sulla sommità della collina che domina Portico di Romagna.

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Redazione PiccolaGrandeItalia.TV
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