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Kaulon, ricchezza dimenticata, tra lungaggini e malgoverno.

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I veri viaggiatori, consci della bellezza dei luoghi che si trovano a visitare, sono i primi agenti di controllo dello stato delle bellezza naturali e culturali del Paese.

Il depauperamento continuo del nostro patrimonio archeologico fa stringere il cuore ogni qualvolta ci imbattiamo, e accade abbastanza spesso, in palesi manifestazioni di incuria di quello che, da alcuni, viene definito “il nostro vero petrolio”.

Lasciando stare i casi eclatanti, in primis lo sgretolamento continuo di Pompei, la notizia che ha attratto la nostra attenzione è la disgregazione, operata dal mare, della città ellenica di Kaulon, sito archeologico di incommensurabile pregio.

Ci troviamo nei pressi di Punta Stilo, nel comune di Monasterace, provincia di Reggio Calabria.

L’antica Kaulon, fondata probabilmente nel VIII secolo a.C, fu riscoperta grazie ai primi scavi effettuati nel 1911-1913 dall’archeologo Paolo Orsi.

La città era cinta da mura e posta sul livello del mare che, nei secoli, ha sommerso parte del centro abitato.

L’attività di scavo è attiva da decenni e ha permesso di riscoprire importanti reperti come, ad esempio, due mosaici di splendida fattura raffiguranti un drago che oggi sono esposti nel Museo di Monasterace.

Il 23 luglio 2013 fu rinvenuto un eccezionale mosaico risalente al periodo ellenistico (fine IV secolo a.C.), scoperto tra le rovine di una probabile struttura termale. L’8 ottobre 2013, infine, venne rinvenuta una tabella bronzea del V secolo a.C. recante una dedica in alfabeto acheo, sviluppata su 18 linee. Si tratta del testo acheo più lungo e completo mai ritrovato nella Magna Grecia.

Un gioiello che come denuncia un recente articolo pubblicato su linkiesta.it, rischia di essere compromesso dall’azione del mare nonostante lo stanziamento di 700.000 euro (avvenuto già nel luglio 2014) da parte del Ministero dei Beni culturali.

Denari che non solo non sono ancora stati spesi, non è stata nemmeno indetta la gara d’appalto, mentre i preziosissimi reperti rinvenuti giacciono ricoperti alla bell’e meglio da teli di protezione, più o meno impermeabili.

Tutto tace e i soldi sono fermi, congelati da qualche parte, in attesa che la Direzione regionale per i beni culturali calabrese dia seguito alle procedure burocratiche necessarie per l’avvio della gara d’appalto.

E, nell’attesa, l’erosione procede la sua lenta opera, mangiando la costa, portando via sabbia e sgretolando (tanto c’è tutto il tempo) anche i reperti a ridosso del mare.

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Redazione PiccolaGrandeItalia.TV
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